TERAMO – Hanno pagato con il posto di lavoro l’essere finiti nelle intercettazioni telefoniche della Procura di Roma che indagavano su Antonio di Matteo e il default della Tercas. Sono gli otto dipendenti dell’istituto di credito teramano che ieri si sono visti recapitare la lettere di licenziamento firmata dal commissario Riccardo Sora. Le motivazioni sono raccolte nelle conclusioni dell commissione disciplinare formaa ad hoc per valutare ll loro operato alla luce della relazione dek commissario nominato da Bankitalia e del lavoro fatto dalla Guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta penale. Tra le contestazioni formali ci sono la violazioe del codice disciplinare del dipendente bancario, della fedeltà all’istituto stesso, al codice etico e alla deontologia professionale. A dare il là ai procedimenti – che sono stati notificati a partire dalla fine della scorsa settimana e completati ieri – sono state le intercettazioni e il convincimento negli investigatori e nella procura romana che gli otto abbiano svolto un ruolo nell’aiutare Antonio Di Matteo, l’ex direttore generale e "dominus" del crac dell’Istituto, a tenere ancora aperto un canale informativo e di valutazione anche dopo il suo allontanamento dalla Tercas e il suo successivo arresto. Lo si legge nelle pagine e nelle carte della magistratura, quando si parla di «significative conversazioni per la collaborazione fra diversi sodali nella predisposizione delle difese nelle cause civili nelle quali è parte il Di Stefano (il titolare di Italia 7 e maggior affidato della Tercas, ndr); dalle attività di captazione è emerso che lo stesso Di Matteo avvalendosi dell’ausilio eli dipendenti della Tercas (…..) riesce ad ottenere informazioni circa la gestione della banca da parte del Commissalio Straorclinalio con riguardo anche alle posizioni dei clienti affidati nel periodo della sua gestione che utilizza poi per attuare personali strategie operative (cfr. quanto ai gruppi Di Stefano e Sarni)». Una epurazione, questa, che negli ambienti dell’Istituto di corso San Gorgio, in porocinto di passare definitivamente alla Popolare di Bari, è stata accolta con forte critica, essendo alcuni dei dipendenti non in grado comunque, per posizione e poteri, di accedere alle informazioni che l’ex dg avrebbe voluto ottenere. E soprattutto, perchè l’ennesimo provvedimento adottato, lascia ancora fuori altri e più ‘presenti’ collaboratori di Di Matteo, alcuni in posizioni apicali. Gli otto dipendenti, due dei quali non lavorano più in Tercas, hanno la possibilità di ricorrere all’intervento di un mediatore ed eventualmente, poi, al Giudice del Lavoro del tribunale di Teramo.
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